Gli ignavi della politica

Nec sine te nec tecum vivere possum (Ovidio, Amores). Non posso vivere né con te né senza di te. La “competizione” politica per le amministrative di giugno – dove si deciderà il nuovo consiglio comunale a San Severo – evidenziano ancora una volta come la categoria degli ignavi sia ben rappresentata.

Il sommo poeta Dante descrive, nella Divina Commedia, gli ignavi come peccatori che in vita non hanno agito né nel bene né nel male. Non hanno mai avuto una propria idea: si sono sempre adeguati a seguire il più forte. Addirittura, Dante confina nell’antinferno gli angeli che non si schierarono nella battaglia che Lucifero perse contro Dio. Sono cioè indegni sia del Paradiso sia dell’Inferno.

IL DIRITTO ALLA TRASPARENZA

Nello scomodare Ovidio e Dante voglio evidenziare che la mancata scelta di una idea (politica, civica, sociale) per proprio tornaconto personale è aberrante, indegna e da farabutti. I cittadini sono persone che hanno diritto alla trasparenza, perché hanno idee, sentimenti e aspettative che dovranno essere prese in considerazione da chi vorrà sedere in Consiglio Comunale.

COGITO ERGO SUM

Non accetto l’idea di sotterfugi di sorta. Non è ammissibile ancora oggi pensare di prendere in giro gli elettori con favole da scarsi samaritani. Il consigliere comunale eletto deve rispondere ai cittadini, non deve essere un servo del sistema politico. Aderire e rispettare dei patti politici (che non vadano contro l’interesse della comunità) è un conto. Non vedere, non sentire e non parlare è ben altro: è uno schifo.

LADRI DI TEMPO

Gli ignavi della politica sanseverese non vanno sostenuti, ma emarginati, allontanati e relegati dove meritano: nel dimenticatoio. Servire i cittadini e le Istituzioni deve essere un onore, non un vezzo per il proprio ego. Il tempo perso, sottratto dagli ignavi per soddisfare le proprie esigenze, è un furto perpetrato a danno dei nostri figli e delle generazioni che, un giorno, prenderanno il nostro posto.

NON RAGIONIAM DI LORO

Ricordate nella cabina elettorale, nel pieno delle vostre funzioni di cittadini della Repubblica Italiana, che voi siete unici e speciali: non siete un pacchetto voti. “Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa”  (Dante, Divina Commedia, Canto III dell’Inferno, verso 51).

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